Atleta del Mese - Luca Del Pero

Quando la passione incontra la montagna, nasce un percorso che va oltre la competizione.


Atleta del Mese - Andrea Lanfri

Luca Del Pero, nuovo ambassador SoFood, è un atleta italiano specializzato nel trail running e nello skyrunning. Cresciuto tra sport diversi,ha trovato nella corsa in montagna l’ambiente che meglio rispecchia il suo carattere e il suo modo di vivere lo sport.

Negli ultimi anni si è affermato come uno dei profili più interessanti del panorama internazionale, distinguendosi per costanza, determinazione e una forte attitudine alle gare tecniche e veloci. Il suo percorso è un esempio di crescita continua, alimentata dalla passione per la montagna e da una visione equilibrata e consapevole dello sport.


  • La tua storia sportiva ti ha portato dal basket e dalla corsa campestre, praticati sin da giovanissimo, alla mountain bike per diversi anni, fino ad approdare al trail running agonistico. Cosa ti ha spinto a esplorare discipline così diverse e in che modo ciascuna di queste esperienze ha contribuito a formare l’atleta e la persona che sei oggi?


Ho fatto basket da ragazzino fino in terza media e penso che a quell’età la scelta ricada principalmente sui genitori. Ovviamente mi piaceva già fare sport, però capii abbastanza presto che gli sport di squadra non erano proprio il mio. Grazie anche alla scuola, alle corse campestri che organizzava, vedevo che ero portato per gli sport di resistenza. Così mi sono iscritto a una società di atletica, dove sono rimasto per due anni, raccogliendo anche buoni risultati fino a livello nazionale da cadetto e nel primo anno da allievo.


In quegli stessi anni ho iniziato ad andare in bici e mi sono appassionato al mondo delle due ruote, in particolare alla mountain bike. A un certo punto ho scelto di lasciare l’atletica per dedicarmi completamente alla MTB, che ho praticato fino ai 22 anni. Però ho capito subito che era un mondo più “spietato” e non riuscivo a raccogliere i risultati che speravo: è uno di quegli sport in cui, se non inizi davvero da bambino, è difficile emergere, a meno che tu sia un fenomeno.  Alla fine delle stagioni partecipavo a qualche corsa in montagna nella mia zona, il lecchese, quasi per curiosità.

Proprio lì mi sono reso conto che la corsa era più nelle mie corde della bici. Correre in montagna mi veniva naturale, sentivo che era un ambiente che mi apparteneva di più, e così è nato il mio percorso nel trail running.

Credo che ogni fase della mia storia sportiva mi abbia lasciato qualcosa: il basket, l’atletica, la mountain bike. Penso anche che specializzarsi troppo presto non sia sempre un vantaggio. Porta molti più frutti provare tante discipline diverse, un po’ in stile “modello norvegese”, e poi, solo dai 14-15 anni in avanti, scegliere davvero cosa ti piace e specializzarti.


Atleta del Mese - Andrea Lanfri
  • In un’intervista hai raccontato di aver trovato nel trail running “un luogo dove fatica, tecnica e passione si fondono in un’unica spinta verso l’alto”. Come vivi, in prima persona, questa fusione tra sforzo fisico ed energia mentale quando corri per ore sui sentieri?

Alla base c’è sempre la passione. Ho la fortuna di fare lo sport che amo ed è diventato il mio lavoro, e questo per me è già un enorme privilegio. Proprio per questo faccio fatica a parlare di “sacrificio”, perché la maggior parte delle cose che faccio mi piace davvero. 

Ci sono comunque giorni più difficili, quelli in cui fa freddo, piove o semplicemente non hai voglia di uscire: in quei momenti il divano sarebbe la scelta più facile, ma sai che devi allenarti e trovi comunque il modo di farlo.

Stare sui sentieri è qualcosa che sento profondamente mio, soprattutto quando mi capita di esplorare posti nuovi, nuove vallate e nuove montagne. L’aria aperta, il bosco, il ritmo dei passi sul sentiero fanno parte del mio modo di essere. E sono convinto che, anche se non fosse il mio lavoro, sarebbe comunque una necessità: qualunque lavoro facessi, a fine giornata finirei comunque là fuori, sui sentieri.


  • Hai conseguito gli studi in Scienze Motorie e questo percorso ha sicuramente influenzato la tua visione del benessere fisico e mentale. Cosa significa per te “stare bene” e quali principi segui per mantenere l’equilibrio tra il rigore degli allenamenti e la capacità di ascoltare te stesso nella quotidianità?


Sono laureato triennale in Scienze Motorie, ma penso che sia soprattutto il frutto degli anni di esperienza - capire cosa funziona e cosa no per te, per il tuo fisico e per la tua mente - a portarti a essere sereno, a credere in te stesso e quindi a performare al meglio. Come atleta professionista, per eccellere devi sicuramente essere un po’ “fissato” in quello che fai, ma non mi considero maniacale come tanti atleti top, o come magari si potrebbe pensare.

Nella quotidianità non mi privo quasi di nulla: mangio più o meno di tutto, la pizza a settimana non manca mai, le uscite con gli amici ci sono, ogni tanto anche una camminata in montagna con la mia fidanzata. Anche se a livello teorico non è sempre ciò che massimizzerebbe l’allenamento in vista di un obiettivo, non puoi vivere come un automa o una macchina.

Alla fine sono rimasto il Luca di sempre, con le mie passioni e il mio stile di vita, chiaramente orientato verso il mio essere atleta professionista, ma comunque equilibrato. Credo di aver trovato un equilibrio interiore che per ora funziona, e non vedo il motivo per cambiarlo finché non capirò che c’è qualcosa che può davvero farmi migliorare. Ma, per come stanno andando le cose, questa potrebbe essere la strada giusta.


Atleta del Mese - Andrea Lanfri
  • Il trail running ti porta spesso a confrontarti con l’imprevedibilità: salite, meteo, imprevisti. Come gestisci queste situazioni? Hai sviluppato un tuo modo per trasformare la fatica e la difficoltà in energia positiva??

Da questo punto di vista mi considero una persona abbastanza ottimista ed equilibrata. Se durante un allenamento, o soprattutto in gara, qualcosa non va come avevo previsto, cerco di non abbattermi troppo: l’obiettivo è sempre portare a casa la giornata con un atteggiamento positivo, senza mollare. 

Non mi sono mai ritirato da una gara — a meno di un infortunio, ovviamente — e non lo farei mai solo perché non sta andando come speravo.  Credo sia importante onorare la gara, gli organizzatori, gli sponsor, ma anche me stesso: portarla a termine significa imparare qualcosa anche dalle giornate “no”, e alla lunga sono quelle che ti rendono più forte.

In generale mi sento un privilegiato per quello che faccio. Anche quando una gara va male o quando vivo una giornata storta, resto comunque consapevole della fortuna che ho ad essere lì e non, con tutto il rispetto e la dignità del lavoro, chiuso otto-nove ore in fabbrica come tante persone. Questo mi aiuta a vedere le cose nella giusta prospettiva e a portare a casa la giornata.


  • Negli ultimi anni hai collezionato risultati incredibili: bronzo individuale ai Mondiali di Trail Corto, il secondo posto alla Lavaredo 50K e, per coronare una stagione straordinaria, il titolo di campione assoluto della Skyrunner World Series 2025. Guardando a questo percorso, cosa rappresentano per te questi traguardi? Sono il risultato di anni di lavoro o l’inizio di qualcosa di ancora più grande?


Tutti questi successi lasciano stupito anche me stesso. Quando ho iniziato questo sport non avrei mai immaginato di poter arrivare a questi risultati, di vestire la maglia azzurra, di vincere circuiti di Coppa del Mondo di Skyrunning e così via. Ogni anno, però, devi cercare di migliorare sempre di più, perché il livello si alza in modo impressionante stagione dopo stagione, e di conseguenza devi allenarti di più e impegnarti ancora di più.

Non è facile, dopo diversi anni che fai questo sport, trovare il modo per continuare a migliorare, ma in qualche modo ci si riesce, perché altrimenti si resta davvero indietro rispetto agli altri. È un percorso che mi rende molto fiero e, allo stesso tempo, sento di avere ancora spazio per crescere. Vedremo cosa riuscirò a costruire nei prossimi anni.


  • Dopo una stagione intensa e ricca di soddisfazioni, come immagini il tuo prossimo capitolo sportivo? Ci sono gare o sfide che senti particolarmente tue, o nuovi obiettivi che guardano oltre il cronometro e puntano più alla crescita personale?


Dopo tanti mesi ad alto ritmo mi sono preso una decina di giorni per staccare completamente, senza fare sport. Ho ricominciato ad allenarmi e ora mi trovo in Argentina per una gara a tappe: più che per il lato competitivo, voglio per vivere un’esperienza che tutti mi hanno descritto come davvero speciale. In questi anni, che sono probabilmente i migliori della mia carriera dal punto di vista delle performance, sono molto concentrato sull’allenamento e sul miglioramento continuo, ed è un po’ difficile trovare spazio per altre passioni o percorsi di crescita personale in ambiti diversi.

Allo stesso tempo so che non si può essere atleti per tutta la vita. Guardo avanti sapendo che arriverà il momento di costruirmi un futuro sempre nel mondo del trail e dell’outdoor, ma con un ruolo diverso. E credo che ci sarà modo di crescere anche da quel punto di vista.

Per quanto riguarda la prossima stagione, non ho ancora definito tutto nei dettagli. L’idea è di seguire ancora il circuito di skyrunning e riempire il calendario con alcune grandi classiche: Transgrancanaria a marzo, Zegama a maggio, una major UTMB a luglio - probabilmente la Val d’Aran - e ovviamente sarò alla settimana UTMB ad agosto a Chamonix, dove correrò la OCC. A settembre potrei prendere parte ai Mondiali di skyrunning a La Gomera. Questi, più o meno, saranno i miei obiettivi principali.


Andrea vi aspetta sul nostro profilo @sofood.it per tutto il mese di dicembre con consigli e suggerimenti. Puoi seguire le sue avventure e i suoi prossimi appuntamenti sulla sua pagina IG @luca_delpe97


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