Dalla malattia ai record: atleta paralimpico e alpinista, pronto a sfidare nuovi limiti
Andrea Lanfri è un atleta paralimpico, alpinista e speaker motivazionale originario di Lucca. Nel 2015, a soli 28 anni, la sua vita è cambiata radicalmente a causa di una meningite fulminante con sepsi meningococcica, che lo ha costretto all'amputazione di entrambe le gambe e di sette dita delle mani. Nonostante ciò, ha trasformato questa tragedia in un'opportunità per riscoprire sé stesso e superare ogni limite.
Ha conquistato medaglie a livello internazionale nell’atletica paralimpica, stabilendo diversi record italiani nei 100, 200 e 400 metri piani. Nel 2022 ha compiuto un’impresa storica, diventando
il primo atleta pluriamputato a raggiungere la vetta dell’Everest.
La sua storia è un esempio straordinario di resilienza, determinazione e amore della montagna.
- Dopo la malattia hai ricominciato da zero. Qual è stata la prima piccola vittoria che ti ha fatto dire "posso farcela davvero"?
In realtà, dico sempre che non sono ripartito da zero, ma da
meno uno. Ero davvero a pezzi: mi mancavano i piedi, sette dita delle mani e avevo perso tantissimi chili. È stata una ripartenza durissima, ma da quel punto è iniziato un percorso che mi ha fatto arrivare fino agli
8.848 metri dell’Everest… o meglio, mi ha fatto passare anche da lì.
La mia
prima vera vittoria, quella che mi ha fatto dire “ok, ce la posso fare davvero”, è arrivata solo dopo una lunga serie di fallimenti. Quando ero ancora in ospedale mi ero promesso che sarei tornato in montagna, a fare ciò che amavo. Così, uscito a giugno, e appena realizzate le prime protesi ad agosto, ero già di nuovo lì: camminavo, arrampicavo… ma faticavo tantissimo. Le cose che un tempo mi sembravano semplici, ora erano diventate estremamente complicate. Tornavo spesso a casa deluso, con la coda tra le gambe, ma non mollavo:
continuavo a provarci, insistevo, insistevo e insistevo.
Poi, verso novembre, è arrivata una piccola grande conquista:
la vetta del Monte Grondilice. Una montagna forse sconosciuta ai più, ma per me è stata tutto. Ero con Kyra, il mio cane, eravamo soli. In quel momento ho superato tanti blocchi mentali e da lì è ripartito tutto.
- Corri, arrampichi, sali le vette più alte del mondo: cosa significa per te oggi il concetto di “limite”?
Il mio concetto di limite è sempre stato un po’ particolare, e oggi ne ho la conferma: il
limite è qualcosa di relativo. Non esistono limiti fissi. Esistono
limiti momentanei, temporanei. Ricordo che nel 2019, quando ho iniziato a pensare all’Everest, mi sembrava
un sogno irraggiungibile. Ma proprio da lì è partito un lungo percorso: allenamento, adattamento, preparazione... e quel sogno è diventato possibile.
Anche oggi ho obiettivi che
ora sembrano impossibili, ma sto lavorando per renderli realizzabili. Credo davvero che i limiti
mutino, cambino. E nella mia natura c’è questa voglia continua di pormi obiettivi difficili, che mi sembrano quasi fuori portata. È proprio quello che mi accende:
vedere qualcosa di complicato e dire “voglio provarci”. E poi piano piano mi ci concentro, mi ci dedico, e provo a trasformarlo in realtà. È lì che si accende qualcosa: vedo un ostacolo, qualcosa che sembra complicato, e nasce subito il desiderio di provarci. Poi mi concentro, mi impegno, e passo dopo passo cerco di
trasformarlo in realtà.
- Quali sono le prossime sfide che ti aspettano, sia nell’immediato che nel futuro?
Quest’anno c’è
tanta quantità, forse un po’ meno qualità. Sto portando avanti l’ItalyTour, un progetto che mi sta impegnando tantissimo, soprattutto a livello organizzativo: viaggi, incontri, attività con le scuole… È qualcosa che va oltre la fatica fisica, è proprio una sfida logistica.
Ora parte la seconda fase del tour, con più spazio per la
montagna. Farò molte cose sulle Alpi e sulle Dolomiti. Inoltre, voglio continuare e finire il mio progetto delle
Seven Summits: mi mancano ancora l’Elbrus e il
Vinson in Antartide. Non mi sono dato una scadenza, ma mi piacerebbe chiuderlo.
A fine anno tornerò in
Nepal, non per grandi imprese ma per attraversare una zona molto selvaggia, con una montagna poco conosciuta ma bellissima.
E poi...
l’anno prossimo ho in mente obiettivi davvero grandi. Mi piacerebbe affrontare uno – o magari due –
altri 8000. Sarà un anno importante.
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@lanfri_andrea
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